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Intervista all' Ambasciatore per la Pace nel Mediterraneo.

Aggiornamento: 29 lug 2018

In una intervista ad Eugenio Bennato, (Hotel del Campo) abbiamo chiesto il suo parere sul futuro del Mediterraneo.



Eugenio Bennato

A Matera

Il Corso di Alti Studi Mediterranei, che nella prima edizione ha visto la presenza alla sua inaugurazione, il 17 luglio 2017, del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, quest’anno si è tenuto dal 19 al 30 luglio, in varie località della Regione Basilicata. L’attenzione particolare è stata riservata al mondo delle arti, poeti, scrittori, pittori, scultori, architetti, musicisti, attori - provenienti dai paesi delle due sponde del Mediterraneo.

Il corso era rivolto agli studenti delle Università delle due sponde del Mediterraneo con una formazione di base in scienze umane e sociali.

Si è articolato in due parti: la mattina lezioni frontali con docenti italiani e stranieri mentre il pomeriggio è stato dedicato ad attività diversificate (seminari, laboratori, conferenze, visite culturali). Gli studenti che hanno visto accettata la domanda di iscrizione è stata assegnata una borsa di studio comprendente il vitto e l’alloggio.


“Da che sud è sud”

Eugenio Bennato ha portato sin Basilicata un progetto che si articola in una serie di concerti in cui, oltre al ricco repertorio tradizionale costruito nel corso della sua carriera, il suo nuovo progetto discografico porta il titolo: “Da che sud è sud”. La nuova raccolta contiene 12 brani, ognuno con una storia e un’identità proprie, riconducibili a pagine di un diario di viaggio in giro per il mondo, che va dall’America del Sud e del Nord all’Africa, dal Mediterraneo degli scambi e delle barriere, all’Estremo Oriente del mistero e delle leggende. La musica etnica italiana si fonde in un orizzonte più mediterraneo, poiché ogni brano è caratterizzato, oltre che dall’inconfondibile voce di Eugenio Bennato, da una seconda voce che fa risuonare la sua musicalità in una lingua diversa, come francese, inglese, spagnolo, brasiliano, ma anche arabo.

Tappe previste: Il Cairo, Tunisi, Rabat, Algeri


Bennato a Matera forte del suo bagaglio umano e professionale, ambasciatore per la pace dell'anno del Mediterraneo (deciso dai ministri degli esteri dei 35 paesi Euromed in occasione della riunione svoltasi a fine novembre all'Aja)

Ha dichiarato Patrizia Minardi

''Appuntamenti come questo hanno il merito di preparare il

terreno per la pace e lo sviluppo socio-economico dei Paesi della

regione affiancando quelle azioni politiche che da sole non bastano

al raggiungimento di questi obiettivi. La musica rappresenta una lingua comune indispensabile per il dialogo tra culture diverse e cio' da' all'evento anche un grande valore simbolico''.

“Ci fa molto piacere avere Eugenio Bennato, perché la sua presenza si inserisce nel solco del ritmo e della canzone lucana, riannodandosi al lavoro musicale svolto dal lucano Antonio Infantino .”

Al Parco del Castello Tramontano di Matera nel trambusto delle quinte, nel via vai delle prove generali, ho rivolto alcune domande a Silvia Coarelli, (staff creativo) e ad Eugenio Bennato.


con Silvia Coarelli ed Eugenio Bennato

Silvia perchè a Matera?

Siamo a Matera per l’avvio della seconda edizione del Corso di Alti Studi Mediterranei, organizzato dall’Istituto Internazionale Jacques Maritain, in collaborazione con l’Ufficio Sistemi culturali e Turistici. Un incontro frutto della Cooperazione euromediterranea - Regione Basilicata, checon determinazione hanno voluto la partecipazione dell'ambasciatore della Musica mediterranea, Eugenio Bennato.

Quindi un Concerto con quale finalità?

Questa manifestazione, comprende un fitto calendario di eventi, e fra poco alle ore 21, mettiamo in campo una performance intitolata “Il Mediterraneo tra arte e intercultura”.

(Nel frattempo Eugenio ci raggiunge...)


Al centro della nostra chiacchierata il Mar Mediterraneo. Questo mare, per Eugenio, non è solo un luogo geografico; è un punto di riferimento artistico fin dagli anni Settanta, quando formò la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Quarant’anni di carriera vissuti sull’onda della passione musicale e della ricerca filologica, con l’intento di aprirsi a nuovi linguaggi e nuove culture. Un atto d’amore verso la musica popolare.  

Musica Popolare è un termine che vuol dire tutto e il contrario di tutto.  

Per te cosa significa? La musica popolare non subisce scelte commerciali, è libera ricerca ed espressione di un sentire, fa parte delle radici di un popolo. Questa musica accompagna i momenti della vita di una comunità: nascite, matrimoni, funerali. Non dimentichiamo poi le antiche serenate, i canti di festa e di lavoro. Si tratta di una tradizione molto ricca in ogni parte del mondo. Molte di queste canzoni popolari sono stata scritte da autori rimasti anonimi e tramandate per via orale. Quando ho iniziato la mia carriera, ho avuto la fortuna di conoscere alcuni di vecchi maestri e di avvicinarmi a un repertorio ricco di suggestioni».  

Da questa ricerca nasce anche la tua attività di direttore di molti festival? «Sì, tutto è legato al progetto Taranta Power: un’intuizione nata alcuni anni fa attraverso la quale ho cercato di andare alle radici comuni della musica del sud Europa e dell’Africa e all’incontro con altre sonorità».  

Il Mediterraneo:  mare che sta in mezzo alle terre. Qual è il significato di questo mare nella tua ricerca musicale? Il Mediterraneo è un ponte della civiltà. Oggi questo mare ci impone una missione: le ondate migratorie ci costringono a fare i conti con la cultura del confronto. Come sempre la musica è un passo più avanti. La nuova immigrazione è una linfa di incontri e di sperimentazioni che coinvolgono i giovani musicisti. Mi è spesso capitato di conoscere persone emigrate dall’Africa con un eccezionale background musicale. Si tratta di donne e uomini che qui svolgono i lavori più umili. Con alcuni di loro c’è stato uno scambio di esperienze. Sono venuto a conoscenza di musiche e ritmi che provengono dal Maghreb, dal Marocco, dall’Algeria che hanno arricchito la mia musica. Abbiamo lavorato insieme e scoperto una matrice comune ed è la riprova che la musica sia lo strumento migliore per abbattere barriere e avvicinare linguaggi diversi. La musica per essere viva ha bisogno di contaminazione. Non faccio parte della categoria dei puristi che vogliono trasformarle e fossilizzarla in una sorta di reperto museale. La contaminazione è il sale dell’arte come della vita. Attraverso la contaminazione l’arte procede di pari passo con la storia. È un cammino per niente lineare carico di sorprese e di potenzialità.  

Di recente la Città di Montescaglioso sta sviluppando questo progetto: "Centro Internazionale delle Arti del Mediterraneo".

Cosa consiglieresti agli Amministratori? Questa tipologia di progetti, per avere una ricaduta sul territorio devono adottare protocolli e principi ormai collaudati e multidisciplinari. Attraverso i laboratori multiculturali si deve facilitare la contaminazione e il confronto. Le esperienze costantemente documentate dovranno essere strutturate per consentire la riproducibilità e la condivisione. Infine la creazione di Festival tematici potrebbero dare al Centro la giusta cornice internazionale. Matera2019 potrebbe diventare la porta del Mediterraneo. Non è facile ma un Centro Internazionale deve accettare la sfida e mettere in atto nuovi modelli capaci di dare al dialogo i supporti adeguati. La musica è uno strumento essenziale. Devo sottolineare un aspetto positivo, di recente il Sud sta perdendo quel senso di auto commiserazione con cui guardava se stesso e inizia a rapportarsi con l’esterno. Un buon auspicio per il futuro.


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