Nome: Pierdonato
Cognome: Zito
Nella sua esperienza di recluso speciale, nel braccio degli ostativi, Pierdonato Zito ha fatto una scelta: tra il silenzio e il buio ha scelto i libri.
Si è diplomato.
Si è iscritto all'Università Federico II.
Da qualche tempo ha imbracciato la penna e ha iniziato a scrivere.
Come è stato possibile tutto questo?
Anche questo angolo di mondo è sotto l'ala protettiva della Costituzione Repubblicana.
ART. 27
La responsabilità penale è personale.
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Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte.
Grazie ad organizzazioni umanitarie ed educatori volontari, i reclusi possono scegliere di intraprendere varie attività con l'obiettivo della rieducazione.
Il caso ha voluto che Pierdonato Zito, scegliendo di "emanciparsi", (nell'ascolto della sua innata inquietudine), abbia incrociato il giovane professore Antonio Belardo (in forza nel Centro Studi per la Scuola Pubblica).
Antonio è un geologo. Pur essendo abilitato all'insegnamento di matematica, chimica, scienze naturali, in realtà è un educatore ma soprattutto un grande ri_conoscitore dell'animo umano.
Antonio e Pierdonato, nel progetto di "scuole ristrette" hanno pianificato un ricco percorso formativo e nel laboratorio informatico del Centro Penitenziario di Secondigliano hanno dato vita ad un vero e proprio "laboratorio di scrittura".
Tutto è partito da un canovaccio di appunti tra il diario e la memoria storica in cui Pierdonato ricorda la figura paterna. Da qui è nata l'idea di una pubblicazione: "Mi amerai quando non ci sarò più" (questo il titolo iniziale).
Il testo, con il tempo si è fatto corposo e ricco di riferimenti storici e oggi è un vero e proprio libro che ha incontrato il favore di Herald Editore.
(Tutto il ricavato destinato all'autore, sarò devoluto in beneficenza)
Il LIBRO sarà presentato nell'ambito degli EVENTI Matera2019 - Venerdì 22 novembre al Cinema Comunale di Matera.
Così recita il programma: (Qui per esteso)
- Dal Centro penitenziario di Secondigliano-Napoli, presentazione del libro di Pierdonato Zito, “Indimenticabile padre: ricordi di un ergastolano” Herald Editore. Modera il professor Antonio Belardo, docente dell’IIS “ E. Caruso” di Napoli. Il detenuto ( che sarà presente previa autorizzazione del Magistrato di Sorveglianza) è oggi iscritto alla facoltà di Sociologia presso il polo universitario nel Centro Penitenziario di Secondigliano Napoli, “Federico II”.
“Indimenticabile padre: ricordi di un ergastolano " è un libro che ho cominciato a scrivere in un periodo particolare della mia vita, cioè quando ero sottoposto al regime penitenziario dell’art. 41 bis, il cosiddetto “carcere duro”. Quanto più ero “compresso”, tanto più sentivo forte ribollire il desiderio di scrivere sulle mie radici”. “Questo libro rappresenta tutto ciò che fermentava dentro il mio animo, e venne fuori come un’esplosione. Lo scrissi immaginando di aver di fronte i miei tre figli: Mariana, Nunzio e Francesco, allora piccoli, ai quali raccontavo la storia del loro valoroso nonno paterno che non avevano mai conosciuto. Sepolto come ero in quel rigido regime custodialistico, scrivere per me fu una espressione di vita”. “[…] Travolto dai tragici eventi della seconda guerra mondiale, mio padre si sentì tuttavia partecipe e parte attiva consapevole di quel processo storico che suo malgrado lo coinvolse, come testimoniano le tante missive recuperate dell’epoca, dal fronte e dai vari campi di prigionia”. “In un mondo globalizzato e iperconnesso dove la figura paterna ha subito una vera e propria “evaporazione”, io come quegli uomini di belle speranze lancio in mare una bottiglia con dentro un messaggio che contiene un exemplum nel quale non è il padre a spiegare il senso della vita, ma è il padre che mostra attraverso la sua vita, che la vita può avere senso. Un padre che si prodiga di riparare e proteggere il figlio dalle ustioni traumatiche della vita, in modo che la vita del figlio possa essere animato sempre dalla speranza. Un exemplum di cui le nuove generazioni, credo, abbiano disperatamente bisogno”.
Zito Pierdonato, nato a Montescaglioso (MT) il 03/05/1959 è in carcere ininterrottamente dal 1995, condannato alla pena dell’ergastolo ostativo. La stampa si è occupato di lui negli anni ’90, accusato di essere il capo promotore di un clan di stampo mafioso operante nella provincia di Matera durante gli anni di piombo che coinvolse l’hinterland materano agli inizi di quegli anni. Tra carcerazioni pregresse e quella in corso, in totale ha scontato 30 anni di carcere, di cui 8 in regime di 41 bis. Dal mese di febbraio 2019 ha cominciato a beneficiare di permessi premio. Sposato, è padre di tre figli. Dopo aver girato numerosi istituti di pena è attualmente detenuto nel Centro Penitenziario di Secondigliano a Napoli, dove continua a scontare la sua pena. Qui si è diplomato nell’a.s. 2017/18 presso il Liceo delle Scienze Umane “L. Bassi” di Sant’Antimo (NA) da privatista. Attualmente è iscritto presso l’Università “Federico II” di Napoli alla facoltà di Sociologia. Profondo conoscitore delle arti marziali che ha praticato in gioventù, è un pittore autodidatta ed ha partecipato con le sue opere a diverse mostre pittoriche. Ha partecipato, in qualità di giurato, al premio letterario “Premio Napoli” nel 2017 e nel 2018. Molti suoi articoli sono stati pubblicati su libri e riviste varie, inoltre scrive sul blog www.urladalsilenzio.it in cui sono stati pubblicati molti suoi articoli e dipinti; ha prodotto diversi manoscritti: Ricordi di un figlio, I colori del buio, Alla ricerca dei giochi perduti, che saranno oggetto di prossime pubblicazioni.
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