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Immagine del redattoreCivitArs City

Banda Larga per Max Gazzè

AlcheMaya a Matera, tutto il genio del cantAutore italiano si materializza nella perfetta fusione alchemica tra il "basso e l' "alto". Max ha portato a Matera l'ultimo suo capolavoro, rivisitandolo interamente. Grazie ai numerosi orchestranti di Montescaglioso e Grottole il concerto è diventato "sinfonico" per BandaLarga: "AlcheMaya". (Gazzé lo aveva precedentemente definito un disco "sintonico", perchè mischia orchestra e sintetizzatori).


Elaborazione grafica a cura di Francesco Lomonaco -su foto di Antonio Sansone

Mischiare "alto" e "basso" non è semplice. È un'operazione complessa che richiede una certa intelligenza e una certa genialità, e che ti costringe ad essere doppiamente credibile: credibile nell'essere "alto", altrettanto credibile nell'essere "basso". Ci provano in molti, ma non tutti ci riescono. Uno che ci è riuscito e che è diventato un punto di riferimento per tutti quelli che negli anni hanno provato a mischiare "alto" e basso" è sicuramente Franco Battiato, quello dei primissimi anni '80. "L'era del cinghiale bianco", "Patriots" e "La voce del padrone", gli album che segnarono il passaggio del cantautore siciliano dalla musica sperimentale al "pop", sono esempi perfetti di questa complessa operazione: testi ispirati a saggi esoterici, mitologie e filosofie orientali fanno da sfondo a melodie e ritornelli semplicemente "pop". "Lo shivaismo tantrico di stile dionisiaco / la lotta pornografica dei greci e dei latini": in quanti hanno cantato i suoi testi senza capirne del tutto i significati?



Veniamo al caso di Max Gazzé. Tra i cantautori italiani attualmente in circolazione, Gazzé è probabilmente l'unico che nelle sue canzoni è riuscito a raccogliere una parte dell'eredità di Battiato, di quel Battiato. Pensate a brani come "La favola di Adamo ed Eva", "Il timido ubriaco", "Sotto casa", "La vita com'è", "Ti sembra normale": testi niente affatto semplici e immediati, mascherati da melodie e ritornelli irresistibili. Ora, anticipato dalla partecipazione al Festival di Sanremo 2018 con "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno" (una canzone ispirata a una leggenda popolare del XV secolo, altro esempio del talento di Gazzé di mischiare "alto" e "basso"), esce il nuovo album del cantautore, "Alchemaya", che è il progetto discografico legato agli spettacoli portati in scena in alcuni teatri italiani la scorsa primavera: e il debito di Gazzé nei confronti di Battiato si fa ancora più evidente.

"Alchemaya" è un concept diviso in due atti che nasce dalla ricerca personale di Max Gazzé negli ultimi vent'anni su temi di storia, filosofia, religione e fisica quantistica: chi avrebbe potuto fare un disco del genere, se il più battiatioso tra tutti i cantautori italiani che si sono fatti strada negli ultimi venticinque anni? Il progetto è complesso e ambizioso: Gazzé lo definisce un progetto "sintonico", che cerca di fondere orchestra e sintetizzatori (da qui il titolo: "Alchimia" deriva dal greco e vuol dire, appunto, "fondere"). Max ci ha lavorato insieme a suo fratello Francesco (autore dei testi), al maestro Clemente Ferrari (che ha orchestrato l'opera), ai 60 musicisti della Bohemian Symphony Orchestra (che hanno partecipato agli spettacoli teatrali e alle registrazioni dell'album) e alla sua band (Salvatore Mufale al piano, Roberto Procaccini alle tastiere e sintetizzatori, Arnaldo Vacca alle percussioni).

Il primo disco è una vera e propria opera sinfonica originale in undici tracce, un racconto misterioso e intrigante sull'origine e sull'evoluzione del mondo e dell'uomo: i testi sono "liberamente tratti" da manoscritti come le Tavole Smeraldine (testi sapienziali ritrovati in Egitto prima dell'era cristiana e tradotti dall'arabo al latino nel XIII secolo), la Bibbia, i manoscritti di Qumran (i rotoli ritrovati nel Mar Morto), ricerche sul gruppo ebraico degli Esseni, ma anche saggi esoterici come "Il libro perduto del Dio Enki" di Zecharia Sitchin. È un disco difficile, che richiede di essere ascoltato con attenzione e che forse ha il limite di poter essere compreso solamente da chi ha una cultura in tema di religione e filosofie esoteriche.

Il secondo disco, invece, è decisamente più accessibile: Gazzé prende una manciata delle sue canzoni più famose e le riarrangia in chiave sintonica, mischiando il suono imponente e magistrale dell'orchestra a quello dei sintetizzatori: "alto" e "basso", appunto. A rendere ancor più interessante questo lavoro di rivisitazione e di riarrangiamento è il fatto che le canzoni di Gazzé, nella loro apparente semplicità, nascondano strutture musicali complesse, che qui il cantautore rilegge o rende ancora più complesse: la ritmica di "Il timido ubriaco" ha accenti vagamente cha-cha-cha, l'andamento di "Il solito sesso" è jazzistico, le atmosfere di "La vita com'è" e "Sotto casa" sono ancora più folkloristiche (sono le tracce in cui l'orchestra dà il meglio di sé).

In "Alchemaya" Max Gazzé tira fuori il suo estro e il suo talento di compositore e conferma di essere uno degli artisti più geniali attualmente in circolazione nel panorama musicale italiano. Prendetevi mezzo pomeriggio e provate ad ascoltarlo con attenzione, questo album: è un piccolo grande atto di libertà intellettuale e artistica. (Recensione a cura di Mattia Marzi - RockOl)


Un momento delle prove orchestrali - Abbazia di San Michele Arcangelo a Montescaglioso. Max Gazzè con Giovanni Pompeo (Direttore della Banda di Montescaglioso)

Max Gazzè potrebbe ritornare a Matera. Anzi la Banda di Montescaglioso potrebbe invitarlo per una rivisitazione di un altro suo capolavoro: "La Favola di Adamo ed Eva".

Per Matera 2019 potrebbe essere il concerto di apertura per i "Progetti 5G". E' in cantiere, infatti, la realizzazione di una grande opera digitale di "realtà aumentata" che vedrà la CRIPTA del PECCATO ORIGINALE salire sul podio delle Chiese Rupestri. Guadagnando così il titolo di Cappella Sistina della Città di Matera.


La Favola di Adamo ed Eva e la Cripta del Peccato Originale

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